Carlo Bonanni: con Caro De Andrè raccontiamo la poesia di Faber

MACERATA, 12 MARZO 2009 – Intervista a Carlo Bonanni, uno degli ideatori del progetto “Caro De Andrè” rilasciata al web magazine Radioattivi.

Carlo, dove nasce il progetto musicale “Caro De Andrè” e come nasce?

Caro De Andrè” nasce tempo fa nel fermano, al mio ritorno da Bologna in terra marchigiana. Nel novembre del 1999 si forma il primo gruppo, composto da pochi elementi.

Chi sono i soggetti che si sono adoperati per creare questa realtà?

I promotori sono stati delle voci amiche, dei signori appassionati di De Andrè che vedevano in me una sorta di “tramite plausibile”. Suonavo la chitarra per i parchi insieme a questi amici e alla fine è nato questo progettino che ora ha preso una forma più grande.

Infatti è un progetto musicale più ampio, quali sono le finalità principali di questa iniziativa?

Le finalità sono quelle di raccontare la poesia di Fabrizio De Andrè e, con una sorta di piccola presunzione, di rivelarne i testi e farli “penetrare” nelle anime degli ascoltatori.

Da quanti componenti è formata l’orchestra? Gli elementi sono tutti marchigiani?

Attualmente, andiamo in giro con una formazione stabile di dieci elementi. La gran parte di essi è marchigiana, uno è abruzzese. Le esperienze che hanno fatto sono, però, extra-marchigiane.

Parlando di esperienze, i musicisti dell’orchestra da dove provengono musicalmente parlando? Da quale genere musicale?

Abbiamo, per così dire, due gruppi. Un gruppo, il più folto, proviene dalla musica classica ed ha sviluppato molto bene la metodica dello strumento; il gruppo meno numeroso proviene dalla musica etnica ed ha fatto delle esperienze anche all’estero: nei paesi dell’Est e in Marocco.

Come gruppo avete girato tutta l’Italia, siete stati anche all’estero?

Non siamo mai stati all’estero. Abbiamo due progetti, difficili da realizzare per l’elevato costo, uno dei quali è un progetto per l’ambasciata italiana a Madrid. Queste idee, però, stanno “saltando” proprio per il difficile periodo economico che stiamo attraversando.

Quali sono le caratteristiche e la filosofia della vostra orchestra?

Questa è una formazione di amici, cerchiamo di mantenere i rapporti con il nostro vissuto. Cerchiamo di evitare manager e discografici, non avrebbe senso riproporre i pezzi di De Andrè e farli incidere da voci diverse dall’originale. E’ più significativo suonarli in giro, per riuscire a ricreare almeno un minimo di quelle sensazioni che lui era capace di trasmettere nei concerti.

Intervista tratta da Radioattivi

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